Nasce dagli scarti e costruisce il futuro dell’architettura: come un fungo può riscrivere il linguaggio dei materiali.
In un momento storico in cui tutta la filiera del settore edilizio è sotto la lente di ingrandimento per il suo grande impatto ambientale, alcune soluzioni per trovare materiali e pratiche sostenibili alternative possono trovarsi dove meno ce lo si aspetta. Tra queste, una delle più radicali e promettenti è la mycotecture ovvero la costruzione con il micelio, l’apparato radicale dei funghi. Questa tecnica, che fonde biologia, design e biofabbricazione, sta riscontrando grande successo per la sua circolarità, il suo riutilizzo degli scarti e il suo essere completamente biodegradabile, a basso costo e ricca di grandi proprietà strutturali.
La crescita controllata del micelio inizia su substrati organici (e non), molti dei quali possono essere trovati tra gli scarti di lavorazione dei cantieri, si pensi alla segatura, alla paglia o ad elementi vegetali. Una volta inserito in stampi, il micelio colonizza il materiale ospite, si compatta e in pochi giorni diventa un solido strutturale, leggero ma rigido, ignifugo naturale e completamente compostabile. Dopo la crescita, il micelio viene pre-essiccato all’aria per ridurre l’umidità superficiale e velocizzare la fase successiva, ovvero l’essiccazione in forno (70–90°C per 6–24 ore) per bloccare la crescita e stabilizzare il materiale. Una volta raffreddato, il materiale ottenuto, è completamente inerte (non cresce più e non marcisce). A questo punto il blocco viene sottoposto a test per verificarne le prestazioni. Il micelio, infatti, può essere destinato a utilizzi differenti avendo sia delle ottime qualità meccaniche che isolanti termiche che acustiche.
Dal laboratorio alla scala urbana
La ricerca architettonica sul micelio si muove oggi ad ampie falcate e su molteplici piani e settori: dal design di oggetti fino alla sperimentazione in edilizia leggera. Ecovative, una delle aziende pionieristiche del settore, è stata una delle prime a portare il micelio su scala industriale producendo pannelli, isolanti e packaging compostabile. L’azienda statunitense ha sviluppato prodotti come pannelli isolanti, packaging compostabili, simil-pelle vegetale (Mylo™) e supporti per l’edilizia leggera. Le loro tecnologie permettono di modellare il micelio in stampi ad alta precisione, rendendolo una valida alternativa ai materiali plastici e petrolchimici. L’azienda ha lavorato con IKEA nello sviluppo di soluzioni di imballaggio compostabili, con l’obiettivo di sostituire il polistirolo nei packaging per mobili e oggetti fragili. Non solo, anche nel mondo dell’arte e del design il micelio sta avendo successo come nel caso del MoMA di New York dove sono stati esposti oggetti in micelio e installazioni, prodotti con la tecnologia Ecovative che valorizza sia l’estetica organica che l’innovazione materica.
Ma le sperimentazioni non finiscono qui, Redhouse Studio sta portando avanti uno studio in cui il micelio viene coltivato su detriti di demolizione per ricostruire materiali da costruzione in loco, un approccio che rende la filiera edilizia realmente circolare, oltre che veloce.
In linea generale nonostante ci siano ancora dei miglioramenti da dover apportare ai prodotti in micelio dal punto di vista strutturale, stanno aumentando notevolmente le università e gli studi indipendenti in Europa e Nord America che testano l’impiego del micelio per la realizzazione di pareti, padiglioni e involucri bio-based. Se da un lato ci sono ancora delle lacune soprattutto dal punto di vista della resistenza dei materiali ottenuti con micelio, dall’altro le sue proprietà termiche, ignifughe e ambientali aprono scenari significativi in altri impieghi nel settore edile soprattutto per quanto riguarda branche come retrofitting, interior design e architettura emergenziale.
Un fungo spaziale
Il viaggio del fungo però non termina qui. Tra i progetti più visionari, spicca Myco-architecture Off Planet, iniziativa della NASA guidata dalla biologa Lynn Rothschild, che studia l’impiego del micelio per costruire habitat su Marte o sulla Luna. Grazie alla sua leggerezza e alla capacità di crescere autonomamente in ambienti controllati, il micelio potrebbe essere trasportato in piccolissime quantità e attivato direttamente fuori dalla circoscrizione terrestre con risorse locali, permettendo di generare sul posto strutture autosufficienti, isolanti e compostabili. Insomma un’architettura vivente, adatta ad ambienti, è il caso di dirlo, marziani.
Oltre la materia, il micelio nell’arte
La mycotecture non è solo progresso tecnologico: è anche linguaggio artistico. Il micelio è stato per decenni oggetto di sperimentazione nel mondo da parti di luminari della scultura come Phil Ross che, negli anni ’90, realizzava opere viventi a base di funghi, anticipando l’estetica materica e processuale dell’architettura bio-fabbricata. Oggi, l’uso del micelio mette in discussione non solo cosa costruiamo, ma come e con quali relazioni ecologiche.
Verso una nuova grammatica architettonica
Se cemento e acciaio hanno scritto la grammatica del Novecento, materiali come il micelio grazie alla sua totale biodegradabilità, all’autoassemblaggio, al basso consumo energetico e all’uso di rifiuti come risorsa, potrebbero definire quella del futuro. Stiamo parlando di un materiale che sta diventando un attore centrale nella transizione verso materiali bio-based e sostenibili. Il percorso è ancora molto lungo, ma il micelio non è più solo un’ipotesi di laboratorio: è già materiale del presente. E forse, del prossimo pianeta.