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La cultura della circolarità: la ricchezza della seconda vita dei materiali

La circolarità è una delle pietre angolari su cui poggia la transizione ecologica europea. Tramite progetto BAMB e altri affini si stanno mettendo a terra tutti gli strumenti tecnologici legislativi, e di ricerca necessari per perseguire questo cambio di rotta. La logica del riutilizzo è il cuore pulsante del cambiamento anche – e soprattutto – per quanto riguarda il comparto edilizio, responsabile di una grossa fetta delle emissioni mondiali e che vede nell’approvvigionamento di materie prime, nella loro trasformazione, nel trasporto dei materiali e nel loro smaltimento un punto nevralgico su cui intervenire per raggiungere la tanto agognata neutralità climatica nel 2050. Il riutilizzo dei materiali non è più un concetto utopico o sperimentale: grazie ad una serie di progetti europei innovativi sta diventando una pratica concreta, supportata da ricerca, investimenti pubblici e normative lungimiranti. 

Progetto BAMB, gli edifici si trasformano in miniere di materiali

In questo contesto il progetto BAMB (Buildings As Material Bank, progetto finanziato dal fondo Horizon 2020) rappresenta una vera e propria svolta. Alla base di tutto vi è la volontà di continuare a valorizzare in modo dinamico i materiali con cui un edificio viene costruito, dandogli la possibilità di essere reimpiegati ancora dopo il primo utilizzo. L’idea è tanto radicale quanto rivoluzionaria: trasformare gli edifici in riserve temporanee di materiali, pensati fin dall’inizio per essere smontati, riutilizzati e reimmessi nel ciclo produttivo. Ogni elemento di un edificio è catalogato tramite uno strumento denominato Material Passport, un documento digitale che registra le caratteristiche dei materiali presenti in un edificio. Così facendo è possibile facilitare le operazioni di riuso, garantendo trasparenza e tracciabilità lungo tutto il ciclo di vita dell’immobile. Questo metodo affonda le sue radici nell’avvenieristica visione del Design for Disassembly (DfD), ovvero la progettazione per lo smontaggio. L’utilizzo della tecnica (DfD) nel progetto BAMB ha dimostrato, attraverso edifici pilota realizzati in Belgio e Olanda, che è possibile costruire strutture modulari, flessibili e pienamente reversibili senza compromessi in termini di estetica, funzionalità o sicurezza. Questo approccio permette di dare più vite ai materiali che possono essere riutilizzati in vari ambiti anziché dismessi o smaltiti, riducendo così drasticamente la produzione di rifiuti da costruzione e demolizione.

Circolarità e sostenibilità: è questione di scienza 

Anche dal mondo della ricerca scientifica arrivano importanti conferme. Numerosi studi hanno sottolineato il potenziale dei risultati ottenuti da BAMB, oltre alla loro scalabilità futura. Uno studio pubblicato da Journal of Cleaner Production, ha fatto emergere come l’approccio circolare può abbattere fino al 50% delle emissioni associate alla produzione di nuovi materiali da costruzione. Altri articoli, come quelli pubblicati su Resources, Conservation & Recycling e Building Research & Information, evidenziano come la standardizzazione dei materiali e l’integrazione di strumenti digitali siano fondamentali per poter replicare il modello BAMB su larga scala.

Il progetto BAMB è stato un’importante svolta per interiorizzare un rinnovato modello di approccio all’economia dei materiali, in cui la proprietà, la tracciabilità e la riparabilità diventano criteri centrali. Questo ha aperto la strada a nuovi modelli di business basati su servizi anziché solo prodotti, favorendo la creazione di valore lungo tutta la filiera edilizia.

Certo, le sfide non mancano. La burocrazia e i suoi processi autorizzativi complessi, la necessità di formazione tecnica, la carenza di infrastrutture per il recupero  la rilavorazione dei materiali, la difficoltà di interiorizzare nuove tecniche e renderle economicamente sostenibili sono barriere ancora presenti. Tuttavia, l’eredità di BAMB dimostra che un cambiamento sistemico è possibile se sostenuto da politiche lungimiranti, innovazione tecnologica e stretta cooperazione tra pubblico e privato.

Un nuovo modello circolare nel settore edile

La formazione di una nuova cultura della circolarità non si ferma solo al progetto BAMB, ma coinvolge una serie di iniziative complementari volte a rafforzare queste pratiche nel settore edile e non solo. Il progetto RE4, per esempio, ha sviluppato elementi prefabbricati con oltre l’80% di materiali da demolizione, dimostrando la fattibilità tecnica ed economica del riuso su scala industriale. Con FISSAC si sperimenta la simbiosi industriale, in cui gli scarti di un settore diventano input per un altro, riducendo rifiuti e consumi energetici. Iniziative come CIRC4Life e ReCiPSS introducono modelli basati su durabilità, riparabilità e tracciabilità dei materiali, rafforzati da strumenti digitali. Una rete di iniziative proveniente principalmente dall’Unione europea, che si è posta come faro per incentivare la circolarità su scala continentale, sia nel pubblico che nel privato. Lo stimolo fornito dall’alto ha l’ambizione di essere un volano per tutto il settore edile, un forte incentivo per seguire  la strada del riutilizzo completo dei materiali. Una sfida decisiva, che scuote dalle fondamenta un comparto tradizionalmente ancorato ad un modo di procedere inverso, ma allo stesso tempo una grandissima opportunità di innovare profondamente uno dei settori più cruciali nel raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica. 

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